SPIAGGETTA NERA

Giornali e TV si stanno occupando “a tutto campo” della vicenda, quasi comica, della “spiaggia fascista” di Chioggia, dove il gestore aveva tappezzato il proprio stabilimento balneare con immagini del duce e con cartelli che invitavano, in modo spesso becero, a ordine, pulizia e Spiaggetta nera fotodisciplina.

Premesso che NON sono uno storico e, soprattutto, che NON nutro particolari simpatie per il duce, ritengo che sia le “nostalgie littorie” sia il conseguente sdegno vadano esaminati con un minimo di obbiettività e con una visuale diacronica.

1^ osservazione: lo storico Romolo Caccavale nel suo “Comunisti italiani in Unione Sovietica” (Mursia, Milano 1995) scrive “è intorno ai duecento … il numero ipotizzabile degli antifascisti italiani colpiti dal terrore staliniano nell’URSS degli anni ‘30”. Anche se la “conta dei morti” è un’operazione di per sé inutile e scorretta, non si può non rilevare come la “giustizia proletaria” sia stata decisamente più determinata di quella “squadrista” che, prima dell’inizio della 2^ GM, aveva complessivamente inflitto 9 (nove) condanne alla pena capitale e che i propri avversari politici li spediva al confino/esilio (vds. Pertini, Nenni, etc.) o in prigione.

2^ osservazione: non pochi degli attuali “Indignati” hanno la mia veneranda età e, pertanto, erano o divennero comunisti nel periodo in cui la DEMOCRATICA “dittatura del proletariato” targata URSS inviava le proprie truppe prima (1956) in Ungheria e poi (1968) in Cecoslovacchia, per reprimere nel sangue i tentativi di quelle popolazioni di lasciare i “paradisi socialisti”. Sembra veramente strano che gli stessi “compagni” che allora hanno approvato, se non applaudito, quelle spedizioni punitive ora esternino con veemenza la loro indignazione per l’affissione di alcuni manifesti, sicuramente di dubbio gusto ma, altrettanto sicuramente, innocui.

Guardando con un “sorriso” ai fatti ed all’attuale realtà socio-politica, si può dire che è stato denunciato un gravissimo problema (?), di indubbia rilevanza nazionale, la cui soluzione permetterà il rilancio dell’economia, la drastica riduzione della disoccupazione e, auspicalmente, una altrettanto drastica riduzione degli sbarchi di immigrati sul suolo patrio.

Abbandonando l’ottica ironica, chiediamoci: quali sono i motivi di questo folkloristico invito all’esecrazione nazionale? Non è dato saperlo ma, forse, percependo che gli italiani che auspicano “ha da’ venì baffone” si stanno riducendo ad una specie in via di estinzione, gli attuali “compagni” stanno cercando di evocare fantasmi del passato, per dare battaglia a nemici inconsistenti, che giustifichino la loro esistenza e che possano essere facilmente sconfitti. Fortunatamente non si rendono conto che la “damnatio memoriae” dell’avversario vinto condanna all’oblio anche il vincitore.

Fra Fiorenzo

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